BREVE
STORIA
È
opinione avvalorata dalla tradizione, ormai secolare, che la prima
chiesa sul colle sia stata costruita dai milanesi poco dopo la
canonizzazione di S. Ambrogio nel secolo ottavo.
Inizialmente
l'attuale chiesa, che somigliava molto per grandezza e stile a quella
attuale di S. Pantaleo, era ad una sola navata; poi, perché
insufficiente a contenere la sempre crescente popolazione, si
aggiunsero alla navata centrale due navate laterali.
Nella
configurazione attuale misura 15 metri e 25 centimetri in larghezza,
mentre in lunghezza ne conta 24 e 50. L'altare maggiore risale all'anno
1707; così pure l'altare dedicato alla Madonna del Rosario.
Una
sera, sul finire del 1895, come si legge nelle cronache parrocchiali,
imperversando un furioso temporale, un fulmine squarciò una parte del
soffitto, rovinando l'organo e la cantoria. L'organo era stato
ricostruito nel 1857 da Antonio Bianchi di Rapallo. Il primo organo
collocato nella chiesa risaliva all'anno 1798.
Nel
1874 il figlio di Antonio, Camillo, rifaceva la cassa in legno, molto
bella, intarsiata e finemente decorata in oro. La commissione per la
tutela degli organi artistici, in data 31 marzo 1967, lo definiva
"(...) uno stupendo esemplare della organaria italiana ottocentesca".
Il
prevosto Viacava, nel 1896, prese occasione dal rifacimento del
soffitto ed elevò la navata centrale di 2 metri; dette aria e luce alla
chiesa aprendo quattro finestroni e rinnovò la facciata.
Attualmente
vi sono tre altari: quello centrale in bronzo, uno a destra ed uno a
sinistra, sul fondo delle due navate laterali, sono stati sostituiti,
in modo razionale e consono allo stile della chiesa, con affreschi
raffiguranti il Transito di Giuseppe, Nostra Signora di Montallegro, S.
Antonio, S. Luigi, S. Francesco e S. Teresa.
Nel
1916 furono realizzati i pavimenti in marmo del presbiterio e del coro.
Nel
1919 venne indorata la chiesa e l'orchestra.
Nel 1922 fu rifatto in quadrello di cemento rosso-nero e
bianco il pavimento della sacrestia, che costò la somma di lire 2.000.
Nel
1923, per interessamento del parroco, fu introdotta per la prima volta
nella Chiesa la luce elettrica, di cui furono pure dotate la canonica,
l'abitazione del curato e le case vicine.
Nel
1940 i fratelli Moletto provvidero a loro spese al rivestimento in
marmo dell'abside.
Dal
1965 al 1977, in più riprese, furono rifatti tutti i tetti della Chiesa.
Nel
1981 furono restaurate varie parti pericolanti, specialmente le volte
interne, come pure la facciata ed il perimetro esterno, con il rinnovo
quasi totale delle cornici, dei capitelli e delle lunette, dando
all'insieme un aspetto assai gradevole ed armonico.
L'interno
del tempio fu rinnovato ed abbellito dal 1981 al 1987 grazie all'opera
di Nicola Neonato, uno dei maggiori artisti liguri (1912-2006) e, senza
dubbio, di valore nazionale.
Sopra
l’ingresso, lo splendido organo del 1874 costruito dalla ditta Bianchi
di Novi Ligure, giunto a noi integro nelle sue parti foniche e
meccaniche trasmissive, restaurato nel 1991 dalla ditta fratelli
Pedrazzi di Broni. Numerosi concerti si tengono all’interno della
Chiesa ogni anno, soprattutto in estate con grande affluenza di
pubblico ed esperti.
In
fondo alla navata centrale domina il bel altare del 1707, in marmi
policromi e colonnine tortili in marmo rosso di Verona di finissima
fattura. È sormontato dal prodigioso quadretto della Madonna della
Salute, festeggiata la seconda domenica di agosto, molto venerata dalla
popolazione, soprattutto dalla gente di mare, come testimoniano
numerosi ex-voto.
Al
centro del presbiterio è collocato il nuovo altare, è una forte e
ardita opera in bronzo dell’artista ligure Nicola Neonato che ha
voluto, in una sintesi poderosa e viva, celebrare la figura e l’opera
di Ambrogio di Milano. Nel pannello centrale la scelta e la
proclamazione di Ambrogio a Vescovo con a destra la condanna degli
eretici e a sinistra la cacciata dell’imperatore Teodosio dal tempio.
Sul lato destro Ambrogio che dona i suoi beni ai poveri e sul lato
sinistro l’invenzione dei santi Gervasio e Protasio. I quattro
evangelisti chiudono ai quattro angoli le scene che si muovono nei pannelli e sorreggono la mensa che reca didascalie
illustrative dell’opera.
Sul
lato sinistro di guarda il nuovo altare, troviamo un artistico ambone o
leggìo in bronzo, ancora dello scultore e pittore Neonato. È
interessante notare l’idea che guida la mente e la mano dell’artista
che ha voluto significare la continuità del mistero della salvezza
dall’antico al nuovo testamento: da Isaia a Cristo, agli apostoli.
Sul
lato destro un’esile crocifisso in bronzo con ai piedi la Madonna e S.
Giovanni Evangelista, sempre del Neonato.
Chiude
l’abside un ben conservato coro ligneo del ‘600.
Nella
navata di destra, per chi guarda dall'ingresso, l’artista ha
rappresentato con vigore la vita dei santi, così come in quella di
sinistra, più interessante per il fonte battesimale in marmo policromo
e per l’altare del 1700 con la splendida statua lignea della Madonna
del Rosario del ‘700, attribuita al Maragliano. Attorno alla statua, 15
tavolette rappresentanti misteri del Rosario, opera di ignoto pittore
genovese del 17° secolo.
Nelle
cupole delle navate laterali sono raffigurate: l'Annunciazione, la
pesca miracolosa, il Battesimo di Gesù, la discesa dello Spirito Santo.
Sulla
parete
di destra del presbiterio, il grande quadro della Madonna del Rosario
con Pio V e Sant’Elena, mentre sulla parete di sinistra risalta la
Madonna con Bambino e i santi Bernardo, Francesco e Stefano attribuita
a Pietro Ansaldo o, secondo un’antica tavola, allo Strozzi.
LE
PITTURE
Abside
Al
centro del catino troviamo la nascita del Redentore con l'Adorazione
dei Magi e dei Pastori, a destra Gesù tra i dotti, a sinistra la fuga
in Egitto. L'abside si conclude con la rappresentazione della SS.
Trinità e la trionfale Resurrezione di Cristo, Gesù nell'orto e la cena
di Emmaus.
Navata
centrale
Un
grande affresco di oltre duecento metri quadrati e con trecento figure,
domina la volta centrale e rappresenta il discorso della montagna.
Il
vasto dipinto si avvale di una freschezza di dati cromatici non comuni,
mentre l'insieme vive del contrasto fra la serenità di Cristo e le
schiere dei Santi con il dolore e la sofferenza umana.

Nelle
vele dei finestroni sono raffigurate le opere di misericordia corporali
e spirituali.
Sul
frontone che divide la navata centrale dal presbiterio si ammirano la
figura di S. Ambrogio e la traslazione dell'immagine di N.S. della
Salute dalla cappella di Marina di Bardi alla chiesa parrocchiale.
Sopra
il frontone dell'organo il giudizio universale conclude gli affreschi
della navata centrale.
All'esterno
si può ammirare il campanile, costruito nel 1672.
Il
capomastro fu Domenico Valle di Genova; mastro di ponti fu Nicolò e poi
ci fu un mastro di calcina ed un fornaro.
Nei
lavori, che durarono molti mesi, furono usati 49 moggi di calcina.
Le
campane vennero innalzate in numero di tre nel 1773.
Un
nuovo concerto di campane, fuse dalla ditta Barigozzi di Milano, fu
inaugurato e benedetto il 5 febbraio 1928 da mons. Giovanni Nestori di
Rapallo, delegato dal Vescovo.
Le
campane furono 5 per un peso complessivo di 3.424 kg così suddivise:
la
prima in re naturale di kg. 1.210 dedicata ai 12 caduti della
parrocchia nella guerra 1915-1918;
la
seconda di kg. 834,5 dedicata a Cristo Re;
la
terza di kg. 574,5 dedicata a S. Ambrogio;
la quarta di kg. 473,5 dedicata alla Madonna del Rosario;
la
quinta di kg. 331,500 dedicata alla Madonna della Salute.
Nel
1967 venne installato l'impianto elettrico delle campane e
dell'orologio.
Il
campanile ha subito nel 1980-81 un restauro generale straordinario
interno ed esterno con rifacimento di cornicioni, lesene e sostituzione
delle grondaie in ardesia, e coloritura.
Nel
1982 per iniziativa dei parrocchiani il concerto di campane è stato
completato, portandolo a dodici. È stato benedetto da S.E. Mons.
Daniele Ferrari, Vescovo di Chiavari, il giorno 8 agosto 1982.
Titolo
delle nuove campane Padrini: SOLARI Michele - CEVASCO Assunta
la
sesta, alla Vergine di Montallegro perché ripeta al di sopra degli
ulivi d'argento il saluto dell'Angelo, "Ave Maria";
la
settima, al Cuore di Gesù e di Maria perché avvolga nel suo manto le
Suore ed i bimbi della Scuola Materna;
l'ottava,
al glorioso S. Pantaleo perché canti nei secoli la bellezza di una fede
che ha vinto il mondo;
la
nona, a S. Bernardo incomparabile cultore della Vergine Maria perché
ricordi al mondo immemore le virtù della Madre di Dio;
la
decima, a S. Maria Maddalena perché faccia sentire a noi peccatori la
potenza ed il calore delle lacrime versate per amore di Dio;
l'undicesima,
a S. Isidoro contadino perché renda fecondo il solco tracciato dalla
mano dell'uomo e ferace la terra benedetta da Dio;
la
dodicesima (Padrino: BIGGINI Aldo), a S. Luigi di angelici splendori
adorno perché mostri ai nostri giovani un lembo di paradiso.
Incastonati
nella facciata risaltano i tre portali in bronzo, opera recente
dell’artista rapallese Nicola Neonato. Quello centrale, inaugurato nel
1994, è diviso in dieci quadri rappresentanti scene sacre,
dall’annunciazione, alle nozze di Cana. Il settimo pannello è legato
alla storia di questa chiesa e raffigura il trasporto del quadretto
della Madonna della salute, co-patrona della parrocchia, dalla cappella
di Bardi alla sua sede attuale. Sul portale di destra è raffigurata,
sotto l’apparizione della croce a Costantino, la vita di San Pantaleo.
Sul portale di sinistra è rappresentata l’apertura dell’anno santo 2000
e sotto, la vita di San Bernardo.
Infine
il piazzale che calpestiamo, opera del grande architetto di giardini e
del verde, Pietro Porcinai, è realizzato con ciottoli bianchi e neri
presi dal mare e vuole rappresentare l’incessante movimento delle onde
che si increspano e frangono, lambendo i muretti perimetrali e la bella
facciata della Chiesa.
